venerdì 19 febbraio 2010

Desideri in quota


Da qualche giorno sui giornali è partito il toto candidature e ancora una volta ciò che è emerso è la mancanza di volontà delle donne di partecipare alla competizione elettorale. Ancora una volta si è parlato DELLE donne e non si è parlato CON loro.
Evidentemente è convizione comune che i pensieri e i desideri delle donne non siano importanti, per questo non viene dato alcun peso a ciò che le donne pensano e vogliono (e dicono, eccome se lo dicono!).
Eppure basterebbe una piccola bacheca per poter lasciar fluire i propri pensieri e il mondo potrebbe sapere ciò che le donne desiderano.
A voi questo spazio!

venerdì 12 febbraio 2010


La Puglia ha perso un’occasione

Non le donne (o quantomeno non solo le donne), ma la Puglia ha perso un’occasione di crescita politica, sociale e culturale quando non sono stati neanche presi in esame gli emendamenti alla legge elettorale pugliese che avrebbero comportato l’adozione di regole tendenti ad assicurare la presenza delle donne nelle Istituzioni.
La scarsa presenza delle donne nelle istituzioni dà luogo a una vera e propria esclusione sociale ed è quindi innanzi tutto sintomo di debolezza non delle donne, ma della rappresentanza politica e istituzionale, della sua inidoneità a comprendere la collettività intera.

La scarsa presenza delle donne nei luoghi ove si decide come e con quali strumenti tutelare gli interessi diffusi, gli interessi di tutt*, non solo incide negativamente sulla condizione femminile, ma è un problema della democrazia stessa; non è una questione di genere, quanto, piuttosto, di civiltà.

Guardare a un problema da più punti di vista comporta l’adozione di soluzioni qualitativamente più efficaci e le donne e gli uomini hanno approcci, vissuti, competenze differenti. Non crediamo sia possibile, in buona fede, ignorare che gioverebbe a tutt* l’apporto che l’ottica di genere è in grado di fornire alla politica economica, a quella urbanistica, alla tutela del territorio, alla giustizia, al turismo, alle politiche ambientali, agricole, del lavoro, della salute, dell’istruzione e della ricerca, alla politica interna ed estera…

Stranamente, si invoca puntualmente la “diversa soggettività femminile” ogniqualvolta serve a giustificare presunte inidoneità delle donne, in quanto tali, ad assolvere compiti o a ricoprire ruoli, la si nega invece, altrettanto puntualmente, quando si tratta di ascrivervi peculiarità che quanto meno ne connotino una differenza e quindi comportino un diverso angolo di visuale che, se utilizzato, arricchirebbe i contenuti e le pratiche della politica.

Vittimismo delle donne? No: segnalazione di una vera e propria discriminazione sociale.

E’ giunto il momento di pensare a forme di partecipazione alla politica diversa dai partiti come da ogni altra forma che affidi consciamente o inconsciamente le scelte per tutt* a poch*; forme di partecipazione alla politica che rifuggano dalle gerarchie e che si fondino invece sulla condivisione degli obiettivi e dei metodi per raggiungerli.
UnDesiderioincomune