lunedì 29 giugno 2009

Per una Amministrazione differente della città.

Noi donne fortemente impegnate, e da anni, nella valorizzazione delle soggettività femminili guardiamo con grande preoccupazione alla situazione che va delineandosi nella composizione delle amministrazioni, comunale e provinciale, dopo l’ultimo turno elettorale.
La pressoché totale assenza delle donne nei luoghi istituzionali costituisce un problema reale: è un problema della democrazia stessa.
Non solo dunque una questione di «genere» quanto, piuttosto, di civiltà: costituisce un gravissimo segnale di immaturità democratica in un sistema che non riesce a rappresentare efficacemente tutte le sue componenti e si priva degli apporti originali che le donne possono dare assumendo ruoli di gestione, di amministrazione, di governo.
Su questa assenza invitiamo ad una precisa assunzione di responsabilità donne e uomini di tutte le forze politiche, e proponiamo, nell’immediato, che nelle scelte che porteranno alla formazione della nuova giunta comunale e dei diversi organi di governo della città sia visibile un’azione attenta di recupero di questo vuoto di cittadinanza e di democrazia.

Noi affermiamo che è necessaria, e davvero ìndice di quella modernità cui il Sindaco ha spesso fatto riferimento, una presenza forte e significativa nei compiti istituzionali di donne competenti nelle materie di amministrazione e nello stesso tempo portatrici di un esplicito punto di vista di genere, che deve essere trasversale a tutti gli ambiti di governo.

Riteniamo, infatti, che non sia sufficiente che le donne in quanto tali entrino nei sistemi di gestione del potere amministrativo, ma che a farlo siano donne in grado di proporre un punto di vista differente nei contenuti e nei metodi della politica.

Ancora più opportuno risulta proporre questi temi all'attenzione di tutti in momenti come quelli attuali. La nostra città è sotto il fuoco di laboriose indagini e velenose indiscrezioni che hanno come protagoniste donne la cui dignità è misurata per semplice confronto, da parte di tutti, con stereotipi da copertina. Donne che, dopo essere state così valutate, sono state anche chiamate a proporsi in candidature e percorsi politici, con l’ambizione falsamente indotta di rivestire anche incarichi istituzionali. Con ciò replicando il peggior metodo di reclutamento della classe politica: l’appartenenza, che di volta in volta può essere appartenenza a famiglie notabili, a potentati economici, ad harem di antica o nuova formazione.

Enorme sovraesposizione quindi e visibilità a chi baratta interessi privati con l’impegno politico, e nessun rilievo a chi proviene da percorsi intensi di impegno sul territorio, nel sociale, nei luoghi di cultura, spendendo incessantemente i propri profili professionali e umani.

Rivendichiamo il riconoscimento di un’identità “altra” rispetto a quella che viene proposta come l’unica forma possibile di presenza delle donne nella società e nei luoghi istituzionali.

Chiediamo un confronto aperto con uomini e donne e conseguenti scelte istituzionali che segnino una chiara discontinuità.
Le donne di “UndesiderioIncomune”
Sinistra per Bari

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